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Palazzo bello. Cane di notte dal casolare, al passar del viandante.
Era la luna nel cortile, un lato
Tutto ne illuminava, e discendea
Sopra il contiguo lato obliquo un raggio…
Nella (dalla) maestra via s’udiva il carro
Del passegger, che stritolando i sassi,
Mandava un suon, cui precedea da lungi
Il tintinnìo de’ mobili sonagli.
Leopardi. Primissimi versi del suo Zibaldone
Ci sembrava che per raccontarti il valore storico e l’atmosfera che si respira all’Hotel Palazzo Bello a Recanati, nessuna parola fosse più calzante di quelle del nostro poeta che in quel Palazzo bello ha passato parte della sua giovinezza.
La villa era, al tempo, proprietà della Marchesa Volumnia Roberti che qui aveva dato vita ad uno dei salotti aristocratici più importanti della cittadina. Anche Monaldo Leopardi, padre del poeta, era solito frequentare quegli incontri portando con se i tre figli.
Alcuni documenti dell’epoca raccontano che Giacomo in quei convegni non prendeva gran parte alla conversazione ma seduto in luogo dove la luce dei lumi potesse meno offendere i suoi occhi, ascoltava ed osservava.
Fin qui la storia… ma, dicci la verità, non sei curioso di scoprire anche qualche gossip? E allora avvicina l’orecchio: ti raccontiamo un aneddoto che ha per protagonista niente meno che… la Befana!
Si racconta che nell’Epifania del 1810 Leopardi avesse scritto alla Marchesa una lettera in cui si firmava La Befana. Sequestrata forse dai genitori prima di poter essere consegnata, la famosissima lettera non giunse mai a destinazione. E la marchesa perse l’occasione di divertirsi con versi di un Leopardi undicenne tutt’altro che tedioso o introverso come siamo abituati a pensarlo.
Passato poi tra vari proprietari, negli anni ‘40 Palazzo Bello divenne l’abitazione della famiglia Carancini.